FANTATEATRO
Celebre racconto umoristico del 1887 di Oscar Wilde. Pubblicato per la prima volta sulla rivista The Court and Society Review, il racconto ebbe un enorme successo e alcuni elementi della storia sono entrati nell’immaginario popolare. Ne sono stati realizzati numerosissimi adattamenti per il cinema, la televisione e il teatro.
Fantateatro
IL FANTASMA DI CANTERVILLE
di Oscar Wilde
Adattamento e regia di Sandra Bertuzzi
Allestimento di Federico Zuntini
Costumi “Atelier Fantateatro”
Hiram Otis è l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America alla fine dell’Ottocento e, seguendo la moda dell’epoca, acquista un castello inglese. La famiglia Otis è composta oltre che da Hiram, dalla moglie Lucrezia, dal nipote Washington, dalla figlia Virginia, timida quindicenne e da due terribili e disobbedienti gemelli. Il castello acquistato dagli Otis è infestato dal fantasma di Sir Simon, scorbutico nobiluomo del tardo Cinquecento, costretto a passare l’eternità tra le mura del castello finché un’antica profezia non verrà compiuta. Questa profezia riguarda una giovane dall’animo puro che dovrà versare lacrime per un peccatore. Subito si crea tra gli Otis e il fantasma una sorta di ostilità fatta di scherzi e trucchi più o meno macabri. Uno dei motivi del contendere è la macchia di sangue sul tappeto del salone. Questa macchia è il ricordo di dove cadde la sposa di Sir Simon, Lady Eleanor, uccisa dal marito in un momento di collera. Washington è un fautore del super smacchiatore Pinkerton, e con questo si adopera per detergere la macchia. A nulla valgono gli avvertimenti della governante, Mrs. Umney: la macchia viene puntualmente ritrovata. Mentre la famiglia stabilisce legami di buon vicinato con i nobili locali, Virginia passa molto tempo tra le mura del castello, in compagnia della governante. È l’unica cui sembra importare realmente della sorte di Sir Simon e anche l’unica che veda in lui del buono. Una sera incontra il fantasma e gli parla. Da qui nasce un rapporto compassionevole che porterà la giovane a versare lacrime per l’anima tormentata del fantasma e a compiere l’antica profezia. Quando Virginia torna dal mondo dei morti, si ricongiunge con la sua famiglia.
Oscar Fingal O’ Flahertie Wills Wilde nacque a Dublino il 16 Ottobre 1854. Il futuro scrittore dopo aver frequentato il prestigioso Trinity College a Dublino e il Magdalen College, divenne presto popolare per la sua lingua sferzante, per i suoi modi stravaganti e per la versatile intelligenza. Nel 1879 soggiornò a Londra dove iniziò a scrivere occasionalmente saggi giornalistici e a pubblicare poemi. Nel 1881 uscirono i Poems che ebbero in un anno ben cinque edizioni. La sua chiarezza, il suo brillante modo di conversare, il suo ostentato stile di vita e il suo stravagante modo di vestirsi fecero di lui una delle figure più salienti degli affascinanti circoli londinesi. Un tour di lettura durato un anno negli Stati Uniti incrementò la sua fama e gli diede l’opportunità di formulare meglio la sua teoria estetica che ruota intorno al concetto di “arte per l’arte”. Nel 1884, ritornato a Londra dopo aver trascorso un mese a Parigi, sposò Costance Lloyd: un matrimonio più di facciata che dettato dal sentimento. Wilde era difatti omosessuale e viveva questa condizione con enorme disagio, soprattutto a causa della soffocante morale vittoriana che imperava nell’Inghilterra del tempo. La costruzione di cartapesta eretta da Oscar Wilde non potè durare a lungo e infatti, dopo la nascita dei suoi figli Cyryl e Vyvyan, si separò dalla moglie a causa dell’insorgere della sua prima vera relazione omosessuale. Nel 1888 pubblicò la sua prima collezione di storie per ragazzi Il principe felice e altre storie, mentre tre anni dopo comparve il suo unico romanzo, Il ritratto di Dorian Gray, capolavoro che gli diede fama imperitura e per cui è conosciuto ancora oggi. L’aspetto peculiare del racconto, oltre alle varie invenzioni fantastiche, è che Dorian possiede indubbiamente molti dei tratti caratteristici dello scrittore, cosa che non mancò di scatenare l’ira dei critici, i quali ravvedevano nella prosa di Wilde i caratteri della decadenza e della disgregazione morale. Nel 1891 stese per la famosa attrice Sarah Bernhardt il dramma Salomé, fonte ancora una volta di grave scandalo. Il tema è quello della forte passione ossessiva, particolare che non poteva non attivare gli artigli della censura britannica, che ne proibì la rappresentazione. La sua vena umoristica esplose nuovamente con l’accattivante L’importanza di chiamarsi Ernesto, un’altra stilettata al cuore dell’ipocrisia morale corrente. Quest’opera venne definita come perfetto esempio della “commedy of manners”, grazie alla sua illustrazione delle maniere e della morale della società del tempo.
La società vittoriana non era così disposta a farsi prendere in giro e soprattutto a veder svelate le sue contraddizioni in maniera così palese e sarcastica e dunque, a partire dal 1885, la scintillante carriera dello scrittore e la sua vita privata vennero dunque distrutte. Già dal 1893, la sua amicizia con Lord Alfred Douglas, detto Bosie, mostrò la sua pericolosità procurandogli non pochi fastidi e suscitando scandalo agli occhi della buona società. Due anni dopo Wilde venne quindi processato per il reato di sodomia. Entrato in carcere, venne processato anche per bancarotta e i suoi beni furono messi all’asta. La condanna fu di due anni ai lavori forzati; durante il periodo del carcere Wilde scrisse una delle sue opere più toccanti, De profundis, una lunga lettera indirizzata al mai dimenticato Bosie. Sarà il vecchio amico Ross, l’unico presente fuori dal carcere ad attenderlo al momento della scarcerazione, a tenerne una copia e a farla pubblicare, come esecutore testamentario, trent’anni dopo la morte di Wilde. Dopo un paio d’anni di spostamenti sempre insieme all’amato Bosie, il 30 novembre del 1900 Oscar Wilde morì di meningite.
FORSE NON TUTTI SANNO CHE
La tematica su cui s’incentra il racconto è l’opposizione tra la società aristocratica inglese, legata alle tradizioni del passato, e il pragmatismo dell’alta borghesia americana, ancorata al presente e alle cose tangibili e concrete, proiettata verso il futuro. Fin dalla prima conversazione tra Lord Canterville e il Signor Otis, relativamente alla compravendita del castello, i due mondi si rivelano subito in netta opposizione. Ma alla fine s’incontreranno grazie alla giovane Virginia, perché la dicotomia romanticismo inglese-realismo americano non è altro che una delle molte sfaccettature dell’eterna lotta tra razionalità e fantasia.
CURIOSITÀ
Lo stile del racconto è semplice, preciso, diretto e ironico come quello degli aforismi. L’autore lascia ampio spazio ai dialoghi tanto che il racconto è stato più volte oggetto di trasposizioni teatrali. Si tratta di una parodia umoristica delle Ghost Stories, le storie di fantasmi, tipiche della tradizione inglese.
A FANTATEATRO
Lo spettacolo vede in scena nove attori e un’infinità di effetti speciali.
FANTATEATRO CONSIGLIA
Beetlejuice è un film del 1988 diretto da Tim Burton.