Del “Club 27” fanno parte il bluesman Robert Johnson, Brian Jones dei Rolling Stones, Kurt Cobain dei Nirvana, le icone di Woodstock Jimi Hendrix e Janis Joplin, Jim Morrison dei Doors e, in ultimo, Amy Winehouse. Questo per citare solo i più famosi. Tra Wikipedia e simili esistono pagine e pagine dedicate all’argomento, che nominano anche altri musicisti meno conosciuti. Ma questi sono i “magnifici sette”. Tutti morti in circostanze misteriose o comunque poco chiare. Artisti le cui vite custodiscono enigmi, come Robert Johnson, di cui narra la leggenda che avesse fatto un patto col diavolo (naturalmente di notte e presso un crocevia) per acquisire
uno smisurato talento chitarristico. O come Brian Jones, inspiegabilmente annegato nella piscina di casa propria alla vigilia della sua uscita dai Rolling Stones. Abbandono che a sua volta intendeva anticipare l’estromissione da parte degli altri componenti della band, poco tolleranti con gli eccessi del biondo e geniale musicista. Negli ultimi tempi i rapporti si erano logorati e le discussioni inasprite. Jones ripeteva a Jagger e Richards di voler intraprendere una carriera assieme a John Lennon e Jimi Hendrix, sostenendo anche che il nome “Rolling Stones” fosse di sua proprietà (poiché aveva battezzato lui la band), e minacciandoli di tenersi il marchio.
E potremmo continuare all’infinito, menzionando i non pochi aspetti oscuri del presunto suicidio di Cobain, o le circostanze poco chiare delle morti di Jim, Jimi e Janis.
I membri del tragico “Club 27”: ricchi e famosi, dipendenti da sesso e droga, capricciosi, controversi, autodistruttivi, ma anche icone planetarie, innovativi, magici, e creatori della miglior musica rock mai scritta.
E morti tutti a 27 anni.